Gino Fabian
Segni di Vita Ogni persona interessata alla vita in tutti i suoi aspetti e forme prima o poi ne cerca le origini,le radici.Naturalmente ognuno conduce questa ricerca con i mezzi di cui dispone.R.Tonietto l’ha fatto con le sue incisioni. Esaminando tali incisioni, si possono individuare tre tappe fondamentali nel percorso di ricerca dell’artista godigese. La prima è rappresentata da Consumazione. Il soggetto dell’incisione è un uccello che non vola più ma in qualche modo è come sospeso, inchiodato alla propria dissoluzione; la vita è morta e consumata.Dal “grembo” disfatto dell’uccello escono fiori ,ma sono recisi; la vita è tagliata.Vi sono poi un reticolato,un chiodo storto e altri diritti:sono segni di presenza umana ,segni di violenza, che richiamano morte, trincea guerra, la crocefissione (“Consummatum est”, tutto è compiuto dice Gesù prima di morire). La vita “consumata” è in quest’opera preludio di un’altra vita ?Ci sarà una resurrezione?Viene da rispondere di no, perchè manca la terra su cui le spoglie di animali e vegetali diventano “sostanza” per altre forme di vita . La seconda tappa coincide con Traccia arida . Si tratta di un gruppo di otto incisioni nelle quali R.Tonietto esprime nostalgia e aspirazione a dare vita a cio che è arido e secco.La traccia in effetti diventa segno di una presenza che manca ma in qualche modo si conosce. Nelle opere di questa serie è tutto un rincorrersi di steli, tronchi, fiori recisi e poi sassi, “denti di fiamma”,terre arse, spazi rotti o bagnati o prosciugati.In spazi aridi sono posti oggetti (fiori, tronchi) che hanno avuto vita ma non sono spenti; trattengono ancora un soffio di vita che li ha animati , sono tracce, impronte di quella vita .L’insieme crea un’atmosfera di assenza e di attesa:qualcosa è stato, quel che rimane è testimone di ciò che è stato e nel contempo annuncia che qualcosa accadrà. E’ come se la “secchezza di vita” attendesse il momento di diventare “pienezza di vita”. Con la terza tappa l’attenzione di R.Tonietto si concentra sul tema dell’albero.L’incisore godigese dapprima lo analizza nelle sue parti, nel tronco, nella scorza,nei rami; poi lo ricopre di foglie, gli fa occupare tutto il suo spazio,lo radica al suolo,lo coglie in compagnia di altri alberi o mentre verso uno squarcio di cielo. In questi fusti, tronchi, chiome, la vita si dispiega, scorre senza fretta ma con forza. Non è più traccia di vita , vita nascosta, vita in attesa, ma vita che vive, vita che si fa vedere. Il seme di vita ha dato il suo frutto e la pianta è cresciuta rigogliosa. Si può dire che il percorso di ricerca di R.Tonietto, iniziato con la rappresentazione della vita perduta (“Consumazione”) e proseguito con la rappresentazione della vita invocata (“Traccia arida”) sia giunto alla rappresentazione della vita che vive. Indubbiamente R.Tonietto è affascinato dal tema dell’albero; a lungo l’ha esplorato ed è presumibile che ancora a lungo lo indagherà. Perchè l’albero esercita tanto fascino? A cosa è legato questo fascino?A cosa è legato questo fascino? Gli alberi che attirano l’interesse di R. Tonietto sono il cipresso e la quercia.Il primo è simbolo di lutto e di immortalità; la seconda rappresenta invece la maestà, la solidità, la forza ma anche l’ospitalità (per il folto fogliame e per i larghi rami). Sono forse questi significati, dunque, insieme a quello più generale dell’albero come simbolo di vita in continua evoluzione attraverso il ciclico ripetersi di morte e rigenerazione, che spiegano l’attrazione da esso esercitata. Ma un’altra spiegazione è possibile. R.Tonietto non rappresenta alberi piegati alla forza del vento.I suoi alberi, almeno quelli colti nella loro interezza, sono stabili, sicuri; quelli poi che insieme ad altri formano un gruppo -natura rappresentano un punto di riferimento,una continuità che rassicura. In effetti l’albero è sempre immobile ,non se ne va nonostante le intemperie. Non chiede nulla, non si lamenta , non impreca ;c’è e basta. Il tempo che passa lo cambia,ma lui sta sempre lì;è appunto un riferimento nel paesaggio. Si può allora dire che, in particolare oggi che viviamo di fretta, l’albero affascina perchè rappresenta la stabilità, la sicurezza, la continuità. Occorre sottolineare anche che questa “realtà immobile” affonda le proprie radici nella terra da cui trae nutrimento. Proprio per questo simboleggia bene ciò a cui l’uomo aspira:crescere e svilupparsi nel cuore della Vita. Persona stabile e sicura del resto è quella che ha potuto piantarsi, radicarsi nel cuore di sè ove la Vita si manifesta. Si può così ribadire che l’albero affascina perchè risveglia in ogni uomo il bisogno di sicurezza ,di unità, di partecipare a ciò che accade in cielo e in terra (motivo richiamato dalle chiome e dalle radici), bisogno da soddisfare riconquistando non tanto l’immobilità, tipica dell’essere arboreo, ma lentezza del vivere, che dovrebbe essere invece la caratteristica del essere umano. R.Tonietto, scegliendo di indagare il tema dell’albero e scegliendo la tecnica dell’incisione come mezzo espressivo, ha scelto la lentezza. Ha scelto, infatti,di dar voce ad alcuni aspetti fondamentali dell’uomo che possono essere colti solo attraverso un lungo lavoro di analisi e che possono essere resi visibili sulla carta solo grazie ad un lento lavoro di incisione. La stessa cura con cui cerca di catturare anche il dettaglio è cura per ascoltare, prima,e per rivelare, poi, con il segno quanto si muove in profondità dentro di lui. Castello di Godego, settembre 2001. |