Tiziano Beltrame

 


Immagini e Poesia

E’ sugli alberi che si svolge attualmente la ricerca artistica di R.Tonietto,suscitandoli emozioni profonde che egli traduce felicemente nelle sue incisioni.Una tecnica raggiunta con anni di esercizio, traducendo sulla lastra metallica linee e forme con tratto moderno, direi con la stessa cura meticolosa e descrittiva di certi disegni di fronde leonardesche e dureniane.

Ci coinvolge perciò nelle sue emozioni poetiche attraverso le sue immagini preferite:gli alberi. Sono essi creature vive, eterne come il cipresso, forti come la quercia, maestosi e rasserenatrici come il Celtis Autralis, ospitali d’ombra nella calura estiva, dalle grandi chiome evocatrici d’infiniti spazi e altri orizzonti , ricchi di chiaroscuri e di tocchi luminescenti simbolistici:alternarsi forse dei giorni e delle notti, di luce e ombra della vita universale, che un sussurro silenzioso di minute foglie sembra raccontare? E quei tronchi più volte descritti, e pur meritevoli  di altre parole ,dalle cortecce segnate, dalla storia di una vita vissuta, di una lunga lotta per l’esistenza, proprio come quella umana: ruvide scorze, rovescio dell’immagine dell’uomo maturo e vecchio, quando il volto scabro e scavato, racconta  la sua storia, la sua vita. Credo sia naturale per un artista come lo è Tonietto, accostare gli alberi alla vita dell’uomo;tutti gli attrezzi agricoli e del lavoro umano erano fatti coi loro legni, permettendo l’esistenza stessa della vita.

Anche Tonietto come gli antichi è preso direi da questa simbiosi uomo-albero. Si pensi ai miti greci, il più noto Dafne trasformata in albero,alle metamorfosi di Ovidio:Filemone e Bauci in quercia e tiglio-Piramo e Tisbe in “morus nigra” e “morus alba”- al sommo vate che sul canto XIII dell’inferno entrando nella foresta dei suicidi sente la voce delle anime trasformate in piante: “Allor porsi la mano un poco avante e colsi un ramicel da un gran pruno; e il tronco suo gridò:Perchè mischiante”.

Si pensi  ancora al recente libro di Dino Buzzati “Il segreto del bosco vecchio”, che racconta come le anime degli antenati trasmigrarono negli abeti del bosco e qui riposano finchè l’albero vive.

Non so se Tonietto nella sua emotività sia stato toccato anche da queste storie; perchè si avverte nelle sue forme una specie di simbiosi tra l’uomo e le piante,quasi umanizzandole.E poi quando la prosa non basta ad esprimere il contenuto delle sue immagini, subentra la poesia.Una mi ritorna alla mente, di tante che la letteratura annovera: “Vecchio pioppo sei caduto nello specchio dello stagno  addormentato...” di Federico Garsia Lorca. E ancora adesso, l’albero ha un’anima che si fa sentire nei versi di Marialuisa Morosin: “Quando sarò foglia e l’anima che ha attraversato il tronco dove ha dormito diventerà rumore di fronde”.

Castello di Godego, dicembre 2001.